domenica 18 febbraio 2007

Fortuna


No, non è l'una come avevo previsto, e neppure le due come ad un certo punto ho pensato. Sono le tre e siedo serena al mio tavolino, perché ho trascorso quattro ore a sentirmi bene nel mio essere nulla. E nessuno immagina quanto mi piaccia annullarmi, tra volti di cui a malapena posso immaginare un nome e che rispondono alle cose che dico senza domandarsi quante volte mi sono sbucciata le ginocchia prima di diventare così, ovvero niente. Perché all'inizio non importa, alle persone rivolgi la parola e basta, e non serve aggiungere i particolari. E posso dire che in macchina ho 6 canzoni di salsa in mezzo ai Cranberries, Ligabue, System of a down e Rammstein, perché mi piace vedere la gente inorridirmi di fronte, invece di spiegare che sì, vorrei ballare, ma stasera ho un fianco che mi duole assai e non ce la faccio. Troppo lungo sviscerare scuse sul perché non sono avvezza alle nottate senza tempo, sul perché non bevo alcolici o perché sono in macchina da sola, e per fortuna certe notti le passi così, senza la necessità di proporre al mondo la tua versione della vita. Non c'è bisogno di dire come mi chiamo, da dove vengo, di scusarmi perché sono così e non in un altro modo e ringrazio che a volte esistano anche tempi così: dove essere nessuno va bene ed essere qualcuno non serve. E mi congedo a tutti dicendo che ho un esame lunedì, e che dovrò studiare, quando invece l'unica cosa in cui spero è un improvviso, ma gradito, colpo di fortuna.

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